Pista, Dan Bigham lascia l’attività dopo il bronzo ai Mondiali di Ballerup: “È stato emozionante. Ora avrò molto più tempo per mettere in pratica le mie idee ingegneristiche”
La finale per il terzo posto nell’inseguimento individuale ai Mondiali su Pista di Ballerup 2024 è stata l’ultima gara di Dan Bigham. Una carriera decisamente atipica quella che si è chiusa ieri per il 33enne britannico, che è conosciuto soprattutto per la sua attività di ingegnere (per diversi anni alla Ineos Grenadiers, ora alla Red Bull-Bora-hansgrohe), ma che negli ultimi anni è salito alla ribalta nel ciclismo su pista grazie alle medaglie ottenute a Mondiali, Europei e Olimpiadi nell’inseguimento individuale e a squadre e per aver battuto il record dell’ora due mesi prima del tentativo, poi riuscito, di Filippo Ganna.
Dopo aver conquistato un argento olimpico, due ori e due argenti continentali e un oro e un argento mondiali, Bigham ha concluso in bellezza con il bronzo iridato, battendo il connazionale Charlie Tanfield nella finalina: “È stato emozionante, decisamente emozionante – ha dichiarato il classe 1991 a Cycling Weekly dopo la gara – Durante il riscaldamento non mi sentivo bene, ma ho fatto abbastanza di queste cose che ti ci trascini a forza di calci e di urla. Sono stati letteralmente gli ultimi quattro minuti in cui ho corso a questo livello, in questa gara, e ti viene da guardare in alto e pensare: ‘È dannatamente bello’“.
L’ingegnere-corridore britannico ha poi assistito al successo nella finale per l’oro di Jonathan Milan, che ha fissato il nuovo record del mondo battendo colui che lo aveva fatto segnare solo poche ore prima, Josh Charlton: “Il livello si è alzato – ha commentato il 33enne – Continua a salire. Non rallenterà. Tutti continuano a chiedersi: ‘Dov’è il limite?’. E non c’è. Continua ad andare avanti. Non sarei sorpreso se nel prossimo ciclo [olimpico] questi ragazzi facessero .56/57 [secondi]. Probabilmente succederà”.
“Fisiologicamente non sto male, ma non sono nemmeno un campione, e questo è ciò che serve per essere a questo livello”, ha proseguito Bigham, che si augura di lasciare un’eredità alle nuove generazioni: “Spero di poter essere d’ispirazione per tutte le persone, soprattutto quelle più giovani, perché si può influenzare molto nel tempo. La cosa più importante che ho imparato è che la potenza aerobica, che è la cosa più importante per ogni evento ciclistico, richiede tempo. Non solo un po’ di tempo, ma anni e anni e anni di potenziamento. A 33 anni, non ho gli anni davanti a me per farlo“.
Il britannico avrà ora più tempo da dedicare alla sua attività di ingegnere e per trasmettere ad altri le sue conoscenze: “Ci sono alcune cose nel campo dell’ingegneria che avrei voluto fare in tutta la mia carriera ciclistica, ma non ne avevo il tempo a causa dell’egoismo di voler correre in bici. Ora, liberando 20-30 ore alla settimana, avrò molto più tempo per mettere in pratica le mie idee ingegneristiche e per realizzarle prima degli altri. Tutta la conoscenza che ho accumulato, è molto più facile per me trasmetterla che impararla. E questo fa parte della vita, no? Le persone hanno dei mentori, imparano da coloro che li hanno preceduti, e questo è il ruolo che sto assumendo, questo è ciò che non vedo l’ora di fare“.
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